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redazione

INSEGNANTE

Consentiti i permessi brevi per il personale scolastico, recupero entro due mesi

Secondo quanto disposto dall’art. 16 del CCNL 2006/2009 è possibile disporre di permessi brevi per necessità personali che implicano l’assentarsi dal luogo di lavoro.

Di tale opportunità possono avvalersi sia i dipendenti a contratto indeterminato che i funzionari con contratto a tempo determinato.

In ottemperanza alle esigenze di servizio, è consentito un congedo pari alla metà della durata della giornata lavorativa, ma che, in ogni caso, non oltrepassi il limite massimo consentito di due ore.

Non è obbligatorio specificare tramite documentazione la causa giustificativa della richiesta di permesso.

Per i docenti, il congedo breve dipende esclusivamente dalla possibilità di essere sostituiti dai colleghi in servizio, affinché sia garantito il regolare svolgimento delle attività didattiche.

Nel corso dell’anno scolastico un insegnante non può oltrepassare il margine di ore di permesso corrispondente al proprio orario settimanale lavorativo.

COM’È POSSIBILE SOPPERIRE ALLE RICHIESTE DI PERMESSO?

In base alle esigenze dell’istituto scolastico di riferimento, ogni docente è tenuto a recuperare le ore in cui è stato esonerato (previa richiesta) dallo svolgimento del proprio incarico; tale recupero deve essere espletato entro il termine massimo di due mesi successivi al permesso di cui l’insegnante ha potuto usufruire.

 Esso può essere portato a compimento in una o più modalità, secondo quanto disposto dal dirigente scolastico: svolgere un’attività di supplenza oppure adempiere a lezioni integrative di potenziamento  solitamente nella propria classe di riferimento.

Se il dipendente viene meno a tali norme, sarà penalizzato poiché gli verrà detratta dal compendio stipendiale la somma di denaro corrispondente alle ore di permesso lavorativo richieste e non recuperate entro i termini stabiliti dall’art 16.

Il docente può venir meno a tale obbligo soltanto in caso di malattia o altri impedimenti personali di cospicua entità.

Abilitazione insegnamento su materia e specializzazione sostegno: Iscrizioni entro il 30 settembre

Aperte le iscrizioni per conseguire l’abilitazione insegnamento su materia e la specializzazione su sostegno. Iscrizioni entro il 30 settembre.

Per gli studenti che nel percorso post-universitario aspirano ad intraprendere la professione di docente, in Italia vi è un’unica possibilità: conseguire l’idoneità concorsuale allo scopo di ottenere il titolo abilitante all’insegnamento su materia, o superare le prove previste   per accedere al  Tirocinio Formativo Attivo (TFA) necessario per ottenere la specializzazione su sostegno.

La Romania mette a disposizione per tutti gli studenti facenti parte della comunità europea la possibilità di conseguire l’abilitazione all’insegnamento su materia e la specializzazione su sostegno partecipando ad un corso di 1.500 ore diviso in due livelli della durata complessiva di otto mesi che rilasciano ai candidati un totale di 60 crediti formativi.

Per accedere ai corsi presupposto indispensabile è il riconoscimento da parte del Ministero dell’istruzione rumeno dei titoli esteri in possesso degli aspiranti candidati.

 La selezione per partecipare ai corsi abilitanti si basa esclusivamente sulla valutazione dei titoli accademici ,nonché sulle motivazioni personali del candidato.

La parte didattica si svolge in modalità e-learning infine si sosterranno  gli esami riguardanti le materie oggetto dei piani didattici previsti e verrà discussa una tesi conclusiva.

Per informazioni più dettagliate compilare il form dei contatti o contattare il numero unico in Italia 0965617943.

Nuova riforma sull’abilitazione per docenti: ai concorsi servono 60 CFU

Secondo il piano del Ministro Bianchi sul reclutamento, per diventare insegnante sarà necessario acquisire 60 crediti universitari nel settore pedagogico, di cui 24 dovranno essere ottenuti tramite tirocinio, per avere un primo approccio pratico alla professione di docente.

Per la scuola secondaria questo cambiamento significherebbe dare un percorso già indirizzato verso l’insegnamento, come già accade per la scuola primaria e dell’infanzia, dove per accedere è necessario avere la laurea in scienze della formazione primaria, titolo abilitante per accedere ai concorsi o iscriversi in graduatoria.

Cambiano le modalità di accesso al concorso

Il concorso stesso cambierà struttura e la selezione per l’immisione in ruolo avverrà attraverso un test a risposta multipla.

Coloro che superaranno la prova e rientreranno nei posti messi a bando, svolgeranno l’anno di formazione e di prova, con valutazione finale e, in caso di esito positivo, la conferma del ruolo. Le novità dovrebbero essere introdotte in un decreto legge di fine anno in cui confluirebbero diverse riforme legate all’attuazione del Pnrr.

Per quanto riguarda la fase transitoria destinata alla stabilizzazione dei precari, è prevista un’assunzione per titoli e servizio dei docenti con almeno tre anni di esperienza. Su questo tasto i sindacati insisteranno molto, sicuri dell’appoggio di diverse forze politiche.

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